« Io ho deliberato di scrivere le cose accadute alla memoria nostra in Italia… ». Così si apre la Storia d’Italia a noi nota, capolavoro di Francesco Guicciardini (1483-1540) e vero e proprio monumento della storiografia italiana, i cui venti libri hanno subito circolato attraverso l’intera Europa, in italiano e poi in traduzione, alimentando la riflessione di alcuni tra i maggiori autori della prima modernità, tra i quali Montaigne.
Questo esordio è tuttavia il risultato di un tormentato lavoro di elaborazione, protrattosi per cinque anni nei fogli di otto manoscritti successivi, tutti autografi o comunque contenenti correzioni e note autografe, tuttora conservati negli archivi della famiglia Guicciardini e nella Biblioteca Medicea Laurenziana. Se diversi specialisti si sono sforzati di sbrogliare la matassa delle successive riscritture dell’esordio (R
Il sito è stato dapprima concepito per consentire ai membri del gruppo di ricerca di collaborare a distanza. L’edizione digitale che esso presenta si fonda sul lavoro svolto dai filologi sui diversi stati del testo. Essi possono esser letti sotto diverse forme: una edizione semi-diplomatica, con il facsimile a fronte (in « Manoscritti »), diverse versioni di lettura (in « Edizioni »), e una visualizzazione per segmenti testuali (in « Segmenti testuali »).
Il sito presenta una edizione delle diverse redazioni dell’esordio della Storia d’Italia così come appare nelle pagine dei seguenti manoscritti, conservati nell’archivio fiorentino della famiglia Guicciardini e nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze:
La recensio dell’Esordio della Storia d’Italia impone una distinzione importante tra « codici » e « stesure ». Non sempre, infatti, i due termini coincidono, poiché non di rado accade che all’interno di un solo manoscritto ci siano più redazioni o riscritture di una stessa porzione di testo. Guicciardini non si accontenta di riscrivere di suo pugno il suo tormentato esordio, ma ne affida a più segretari [1] la copia, riservandosi di intervenire su ciascuna pagina, talvolta con integrazioni marginali o interlineari, talvolta riscrivendo parti intere del testo sulla pagina a fronte, rimasta bianca. Per questo, pur mantenendo ferma la distinzione tra manoscritti che coincidono con « momenti » della scrittura, riconducibili fisicamente a volumi o fascicoli, sarà necessario parlare anche di « stesure », riferendoci in questo caso a riscritture interne ai diversi « stadi ».
Così, se i codici che attestano i diversi « stadi » sono in numero di otto, ben più numerose sono le « stesure », che qualche volta ammontano a tre per uno stesso manoscritto (come nel caso dei mss. AGF IV e AGF VII). In questi casi, la descrizione codicologica risulta ancora più preziosa, perché indicativa dell’uso che faceva Guicciardini delle carte a sua disposizione. Ad esempio, nel ms. AGF VII è importante sapere che le riscritture dei primi due periodi dell’incipit sono vergate sulle carte di guardia del fascicolo ; per il ms. AGF IV, invece, poiché le tre diverse redazioni dell’incipit sono all’interno di una stessa unità codicologica, si può dedurre che Guicciardini abbia scritto, poi cancellato e ricominciato successivamente per due volte la stesura dell’esordio solenne « Io ho deliberato… ».
La prima tappa resa filologica dei testi consiste nella trascrizione fedele del manoscritto. Per« trascrizione fedele » non intendiamo un’edizione diplomatica nel senso tradizionale, ma piuttosto una trascrizione che sciolga le abbreviazioni (che non sono segnalate, per non ingombrare la pagina di segni tipografici talvolta fastidiosi), introduca segni diacritici e divisione delle parole secondo l’uso moderno, ma rispetti la grafia (anche quando si tratti di quella del segretario), la punteggiatura, la segmentazione delle righe, l’uso delle maiuscole e l’ubicazione delle integrazioni autografe. Si prenderà cura di riprodurre iconicamente la pagina in caratteri digitali, usando segni tipografici di comprensione intuitiva [2] per le lettere soprascritte (ottenute cioè con una lieve modifica di una lettera scritta precedentemente : es. lettera ^e^), le cassature (es.: cassatura ), le correzioni inserite tra le righe (es. correzionecorrezione ) e quelle marginali, sia laterali che superiore e inferiore, collocate anch’esse nei margini della pagina digitale. Il lettore potrà così ritrovare, avendo a fronte la fotografia, tutto ciò che appare sulla pagina, ma senza la difficoltà di dover leggere la difficile grafia guicciardiniana, di complessa decifrazione anche per un occhio particolarmente allenato, in particolare quando la scrittura risulta eccessivamente tormentata.
Questa soluzione permette di localizzare immediatamente sulla pagina trascritta le correzioni o le varianti in corso di scrittura, distinguendo i diversi tempi dell’intervento d’autore. Un ausilio ulteriore alla lettura e alla ricostruzione delle fasi di scrittura viene fornita segnando in rosso e con frecce dello stesso colore le parti di testo riscritte nei margini (o sulla pagina a fronte) e segnalate da Guicciardini mediante lettere dell’alfabeto, di solito maiuscole (A, B, C), mentre le parti lasciate in sospeso o cancellate in seguito alle riscritture sono colorate in grigio.
Naturalmente, non sempre è possibile ricostruire in dettaglio la successione delle correzioni, soprattutto al livello microscopico, perché nulla permette di escludere a priori che Guicciardini sia ritornato indietro più volte percorrendo la pagina, e in alcuni casi le ‘varianti alternative’ (S
Poiché, come si è detto, una delle esigenze del progetto è quella di rendere i testi il più possibile accessibili, le trascrizioni propriamente dette sono accompagnate da due altre ricostruzioni testuali. Da una parte, infatti, viene editato quello che abbiamo chiamato « primo getto », ossia il testo che il filologo intravede dietro le correzioni, ancora in una fase priva di integrazioni o di cassature che non siano in corso di scrittura. La trascrizione del primo getto introduce segni diacritici, maiuscole e punteggiatura secondo l’uso moderno, in modo che il lettore possa apprezzare il testo nella sua scorrevolezza. A questa forma testuale si accompagna anche l’edizione del « testo revisionato », ottenuto mediante l’applicazione delle correzioni d’autore al testo, che può essere apprezzato nella sua forma pulita, relativamente alla stesura presa in esame. Così, mentre la trascrizione cerca di rendere il più possibile accessibile la costruzione del testo come processo, il « primo getto » e il « testo revisionato » presentano staticamente due fasi dell’elaborazione del testo, prima e dopo gli interventi correttori dell’autore.
La visione evolutiva del testo non si misura soltanto in termini di processo di scrittura interno ai diversi « stadi » manoscritti, ma anche precisando la successione di ciascuno di questi « stadi » rispetto a tutti gli altri. In questa fase iniziale del progetto, non è ancora possibile pronunciarsi sulla « filiazione » di un manoscritto rispetto all’altro. La situazione è particolarmente complessa, poiché alla filologia della copia deve accompagnarsi e combinarsi la filologia d’autore ; ma è già possibile affermare con sicurezza che in alcuni casi si può parlare di copie effettuate « in contemporanea », quando cioè Guicciardini affidava al segretario la copia di una redazione, mentre lui stesso si accingeva a riscrivere le frasi iniziali dell’opera su un altro manoscritto (sembra essere questo il caso del ms. AGF VII). È poi già evidente che a nessuno dei « testi revisionati » corrisponde esattamente il « primo getto » delle stesure successive : si tratta di un problema interessante, perché segnalerebbe o che il passaggio da una stesura all’altra avvenisse per dettatura (e quindi con varianti), oppure che i segretari avessero un margine di libertà molto ampio.
L’obiettivo del prototipo di edizione digitale realizzato è trovare delle soluzioni per rendere visibile e leggibile sullo schermo il tortuoso processo creativo di Guicciardini, partendo dai molteplici « stadi » del testo individuati dall’analisi filologica. Rispetto alla stampa, il mezzo digitale ha evidenti pregi, specie in termini di possibilità di visualizzazione, ma ha i propri limiti. La leggibilità del testo allo schermo, ad esempio, dipende dal supporto di lettura usato (computer, tablet,…), il che obbliga a prevedere soluzioni di display adatte.
Il « contenuto » (le informazioni sugli stati diversi del testo, codificate in un file) e il display di quel contenuto (gli strumenti di visualizzazione usati, i fogli di stile che determinano l’apparenza dei diversi elementi, ecc.) sono distinti, il che consente di produrre più display con un unico file, o di combinare i display sullo schermo, mentre l’edizione cartacea tende a produrre un testo unico, fisso, e a relegare le informazioni sulle varianti del testo all’interno di un apparato critico – spesso così denso o isolato alla fine del libro da diventare poco leggibile. La versatilità inerente all’edizione digitale ci è quindi sembrata un’opportunità per rendere visibile e leggibile la dinamica della scrittura guicciardiniana.
Il testo può essere approcciato nella sua materialità, incarnata dalla pagina, intesa come spazio di lavoro organizzato secondo una logica specifica, specie nell’uso dei diversi margini, negli interventi sul testo (cancellazioni, aggiunte, ecc.). I facsimile proposti consentono all’utente di vedere come Guicciardini abbia usato gli spazi che aveva a disposizione, mentre la versione semidiplomatica dell’edizione intende offrire una versione leggibile di quella stratificazione.
Ma il testo può anche essere considerato come un insieme di segmenti semantici (qui determinati a partire dallo stato finale della Storia d’Italia). La visualizzazione per « segmenti testuali » è stata quindi elaborata per consentire all’utente di mettere a confronto le molteplici redazioni di uno stesso frammento testuale.
Le rappresentazioni « primo getto » e « testo revisionato » di ogni redazione stanno al crocevia dei due approcci al testo evocati, poiché offrono una versione di lettura del testo presente sul foglio, così come era dopo la prima fase di scrittura e dopo tutti gli interventi autoriali, prima di passare alla redazione successiva.
La sezione « Edizioni » del sito offre poi una versione di lettura di ogni redazione, nelle versioni « primo getto » e « testo revisionato ». Come nella visualizzazione per segmenti testuali, anche in questa sezione è possibile mettere a confronto più versioni del testo, usando i selettori collocati nel margine sinistro.
La codifica del testo è stata realizzata seguendo le raccomandazioni della Text Encoding Initiative. Consolidate negli ultimi decenni, esse hanno oggi un’autorità notevole, e sempre maggiore, presso gli studiosi e presso le case editrici, il che offre delle garanzie per la perennità delle soluzioni tecniche usate. Le diverse visualizzazioni sono così elaborate a partire da un unico file codificato in XML-TEI – che facilita gli aggiornamenti quando procede il lavoro collettivo, e riduce il numero di errori. Ogni visualizzazione prende in considerazione diversi marcatori del file XML-TEI, ai quali sono associate delle istruzioni che definiscono il display delle porzioni di testo contenute nei marcatori (cfr. Legenda infra).
Le porzioni di testo codificate come « cancellate » (con un tratto di penna o una sottolineatura) appariranno allo stesso modo nella versione « semidiplomatica », mentre lo stato iniziale di quella porzione testuale (prima della cancellazione) apparirà nella versione « primo getto », e la versione « testo revisionato » proporrà il testo rimasto dopo tutti gli interventi correttivi. Tre display diversi sono così automaticamente generati con un’unica operazione di codifica. Per maggiori informazioni sulla codifica del prototipo, vd. la Nota sulla codifica del prototipo.
Lo strumento di visualizzazione usato per il progetto è la versione 1.1. di Edition Visualization Technology (Rosselli del Turco et alii, 2014). Essa offre il grande vantaggio di essere stata pensata per rappresentare un testo partendo da un file xml-tei, mentre le soluzioni preesistenti tendevano a presumere che l’edizione sarebbe stata allestita in funzione dei requisiti del software di visualizzazione (Rosselli del Turco, 2011). EVT consente di mettere a confronto un’immagine e un brano testuale (per esempio un facsimile e una trascrizione) o due brani testuali (soluzione da noi usata per consentire all’utente di confrontare le versioni “primo getto” e “testo revisionato” sulla stessa pagina).
Poiché EVT è stato concepito per edizioni documentarie o critiche, fondate su un testimone unico o sulla collazione di diversi testimoni, occorreva adattarlo per dar conto della stratificazione delle correzioni e della dinamica della scrittura guicciardiniana.
EVT è un programma che consente di trasformare un corpus xml-tei e i facsimili corrispondenti in un’edizione html. Il programma è composto di una trentina di script scritti in xlst. I programmi originali dell’applicazione propongono una trasformazione dallo xml verso due versioni in uscita html (diplomatica e interpretativa).
Di fatti, EVT è stato sviluppato per edizioni digitali di codici medievali (per esempio il Codex Vercellensis), molto diversi dalle bozze della Storia d’Italia, piene di cancellazioni e di aggiunte.
Per il progetto erano necessari tre formati in uscita: “primo getto”, “testo revisionato”, e una “versione semi-diplomatica” molto diversa dalla versione diplomatica proposta in EVT.
Gli script originali di EVT non prevedevano la trasformazione dei numerosi elementi e attributi necessari alla codifica del nostro corpus, ad esempio: le sostituzioni (subst), i vari tipi di cancellazioni (del rend="overstrike" o del rend="underline"), le aggiunte in posizioni varie (nell’interlinea, nel margine sinistro, superiore o inferiore). Questi, ma anche altri elementi e attributi necessari alla realizzazione del progetto di edizione qui proposto richiedevano perciò la redazione di script nuovi, e poi di definizioni sia negli script xslt dell’applicazione EVT sia nel foglio di stile CSS.
Per creare nuove zone testuali nei margini superiori, laterali e inferiori, sono stati aggiunti i tre moduli seguenti: evt_builder-addTop.xsl, evt_builder-addBottom.xsl, e evt_builder-divLine.xsl
Il software è stato inoltre modificato per ottenere tre formati in uscita, aggiungendo una versione supplementare (per la versione “semi-diplomatica”) e adattando i due formati esistenti per realizzare le versioni “primo getto” e “testo revisionato”. Per fare ciò, sono state create tre serie di tre script:
Le tre serie funzionano di pari passo con un centinaio di stili CSS creati per il progetto e definiti nel foglio di stile a cascata. L’uso di prefissi o suffissi (dipl; iniz; corr) consente di dividerli in tre gruppi che corrispondono alle tre rappresentazioni del testo volute nell’edizione.
Infine, aldilà dell’uso di EVT per allestire la sezione “Manoscritti”, sono state realizzate altre trasformazioni (Python e xslt) del corpus xml per creare la sezione “Segmenti testuali”, che funziona in html/css/js (come per le sezioni “Edizioni” e “Commenti”, tuttora in corso di sviluppo).
[1] Per il momento, e con riserva di una verifica paleografica, si distinguono tre diverse mani, oltre a quella dell’autore.
[2] Sulla scia di quanto già fatto da P. Jodogne nella sua edizione di F. Guicciardini, Le lettere, 10 voll., Roma, Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea, 1986- e da G. Palumbo nella sua edizione di F. Guicciardini, Ricordi. Edizione diplomatica e critica della redazione C, Bologna, Collezione di opere inedite o rare pubblicate dalla Commissione per i testi in lingua, n. 166, 2009.